Cartoline da un
futuro queer
written by Alessio Pasqualini
creative direction, concept and styling by Alessio Pasqualini
photography by Fabio Coppi
special thanks to Fondazione Sozzani
Text
ti scrivo dal 2924. Nel XXX secolo il futuro queer che immaginavate è qui.
Ricordi le notti che passavi a leggere gli scritti di José Esteban-Muñoz? Le cose che vorrei raccontarti con questa lettera non sono distanti da come teorizzate in Cruising Utopia: l’idea di un tempo futuro che racchiude “la dolce illuminazione di un orizzonte carico di potenzialità”(1), che rifiuta qualunque forma di normativismo immaginativo e che implica una restrizione del modo in cui si sente e si pensa entro confini limitati. Il queer esiste per noi come un ideale che può essere trovato a poco a poco guardando al vostro presente. Solo imparando dal passato, dalle varie pratiche artistiche e culturali del vostro tempo è possibile immaginare e mettere in pratica questa futuribilità utopica, per trovare tracce di resistenza che continuano ad ispirare le lotte future come forze motrici per la creazione di mondi alternativi. È un desiderio di comunità e di appartenenza.
Nel mio futuro ci sforziamo di immaginare collettivamente altri mondi e altre modalità di pensare, amare, combattere, cambiare, e non ci accontentiamo più di illusioni che non possono, non devono e non potranno mai essere abbastanza. Ti scrivo questa lettera perché voglio che tu sappia che è possibile desiderare qualcosa che ancora non c’è. So che fatichi a crederci perché non sai se mai sarà, ma credi che potrebbe e soprattutto dovrebbe essere. Ed è giusto crederci.
Caro Alessio, vorrei farti vivere anche soltanto un’ora nel mio futuro, che è molto più di come ho descritto fino ad ora.
Non posso nasconderti che questa rivoluzione si incrocia necessariamente con la rivoluzione sessuale. D’altronde il 4 luglio 2020, Giulia Crispiani ha fornito uno strumento fondamentale per lo sviluppo del mio futuro da questo punto di vista. A Milano, più precisamente sotto il cavalcavia che congiunge Via Giambellino a via Lodovico il Moro, è iniziata una “congiura performativa” che propone una nuova lotta. Quella notte Crispiani immagina il XXX secolo come un “secolo erotico”. Aveva ragione.
Da qui, il mio futuro non identifica più il corpo come “terreno” in cui si manifestano i desideri biologici naturali, ma come uno spazio in cui agiscono anche i desideri di natura tecnologica, sociale e culturale. In tal senso riusciamo a superare in modo intimo e politico i codici che incasellano mascolinità e femminilità, dando voce e dignità a tutti quei soggetti ghettizzati, isolati e oltraggiati.
Un secolo che critica i modelli e le convenzioni del porno mainstream eteronotmativo, rivendicando nuove opportunità a corpi e sessualità dissidenti. Ciò che conosci con il termine di postpornografia, oggi assume una forma concreta. Un radicale cambio di prospettiva che individua percorsi differenti per immaginare rappresentazioni alternative del desiderio, denunciando i codici del potere convenzionale tramite lo strumento più semplice: il corpo.
Corpi non ordinari, che si liberano come territori inesplorati, laboratori di sperimentazione. E ancora una volta occorre rivolgere lo sguardo al passato: nel Manifesto cyborg, Donna Haraway ha teorizzato orizzonti post-umani che oggi ci permettono di non vedere l’uomo come una specie eccezionale, ma di guardarlo in modo orizzontale e ibrido, sia con gli altri esseri viventi che con le entità inorganiche.
Caro Alessio, guardati attorno. Guardatevi tutti attorno.
P.S. Ti ho mandato delle cartoline. So bene che non potranno colmare quel senso di insoddisfazione critica condivisa ma spero possano ricordarti ogni giorno che è possibile, se lo si desidera, giungere alla potenza collettiva.
Con gratitudine e orgoglio,
da un futuro queer,
Alessio