De Siderium

creative concept and visual by Alessio Pasqualini
photography by Noa Morganti
visual study on the body of five unnamed subjects



Text
De Siderium è un’indagine visiva in cui l’uso di frammenti del corpo è ibridato con la tecnologia: due macchine definite di frequente “perfette” e “difettose” al tempo stesso. L’idea di esplorare il corpo come un territorio sconosciuto, tracciando mappe di ciò che non conosceremo mai del tutto. Storie di materia imperfetta e connessioni invisibili. 

Le fotografie suggeriscono una vicinanza tattile e quasi olfattiva, così come nell’opera di Marina Ballo Charmet intitolata Primo Campo e concentrata attorno al campo visivo di un bambino piccolo in braccio a una figura familiare. Una sensazione nuova di strana intimità con soggetti misteriosi, dei quali non si conosce ancora nulla se non la parte mostrata e pensata. 

Ma ecco che, in questa serie di trittici, spostando gradualmente lo sguardo verso destra si scopre che di sconosciuto c’è molto di più. C’è margine per immaginare ciò che di fatto i nostri stessi corpi contengono e di cui, probabilmente, non conosceremo mai tutto fino in fondo: l’universo. Le fotografie originali sono infatti state rielaborate tramite l’utilizzo della tecnologia, tracciando sulla pelle linee dritte e perfettamente geometriche che collegano e trasformano le forme imperfette dei corpi dei protagonisti in viaggi, percorsi e paesaggi celesti idealmente senza fine. Queste linee sono il risultato di continue domande, di interminabili ricerche legate al significato del corpo come prova del dolore che ha provato, della gioia che ha vissuto, delle battaglie che ha combattuto.

Nella sua serie di fotografie dedicate al corpo, intitolate Paysage Corporels, Binta Diaw aveva già affrontato questo tema manipolando la superficie fotografica attraverso l’uso di gessetti colorati per comunicare in modo quasi ancestrale la relazione tra il corpo e la sua natura. Questa è la traccia dell’infinità di legami, visibili e meno visibili, tra i “glitch” del nostro corpo così come tra le costellazioni, tra i corpi celesti che ancora non conosciamo. Reti di intime relazioni che illuminano lo spazio che conoscono e ne creano uno nuovo, mappe temporanee che svelano nuovi livelli di lettura, oltre a quell’idea sempre attuale di corpi poeticizzati. 

La serie di trittici trattiene al suo interno significati e contenuti legati a storie e vissuti già esistenti, che non sempre avevamo considerato. Il corpo è il nostro involucro eppure cambia, si adatta senza il nostro controllo. Come un paesaggio che si esplora senza mai esaurirne i dettagli. Tutto ci appartiene ma nulla conosciamo. E, forse, è bello anche così.


Return to top

© Alessio Pasqualini
info@alessiopasqualini.com
@alsspsq