Hushed Waters
photography by Alessio Pasqualini
shot in Venice, Italy




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“La prima volta che ho messo piede a Venezia avevo sedici anni e ho pensato: qui non ci tornerò più. Era un pomeriggio di primavera afoso e la città, letteralmente, scoppiava. La gente si accalcava lungo Lista di Spagna, Strada Nova fino al ponte di Rialto come uno sciame incontrollato e faceva caldo, molto caldo. Mi trovavo in viaggio di istruzione, destinazione Vienna, ma a qualche solerte professore era venuta l'idea di fare una tappa a Venezia, per far conoscere ai propri alunni i fasti e i tesori della Serenissima. Così quattro classi di adolescenti agitati si ritrovarono stipate in un treno notturno diretto a Trieste, sul quale ovviamente nessuno aveva dormito neppure un minuto. La mattina, sul presto, il treno era entrato nel binario della stazione di Santa Lucia e dopo un riassetto approssimativo e una colazione disordinataci trovammo immersi in un fiume di persone. Per non perdere per strada qualcuno, eventualità assai probabile in quella ressa, i professori che ci accompagnavano gridavano come ossessi, come i diavoli del girone dei barattieri che picchiano i dannati con gli uncini (si cominciava a leggere la Commedia, quell'anno), dando indicazione di tenersi per mano, di proseguire dritti, di non restare indietro. Io cominciai a sudare copiosamente. Dopo campo Santi Apostoli tutto si faceva ancora più angusto, più stretto, e le cose non migliorarono nemmeno con l'arrivo a Rialto (lo vediamo dopo, adesso bisogna andare alla basilica!). Ancora alcune calli, ancora mani sudate e spinte, gente vociante ovunque, finché imboccammo il colonnato della piazza. Sfiniti, ci sedemmo tra le colonne. Lì, stanco, sudato, osservavo incredulo la marea umana riversarsi senza sosta nel bacino di San Marco, non quello vero, fatto d'acqua, ma quello di pietra grigia e bianca costituito dalla piazza, dove corpi accaldati con la pelle traslucida continuavano ad affluire come pesci nel letto di un fiume. Non ricordo assolutamente nulla della visita alla basilica di San Marco, non ricordo cos'altro ci hanno portato a vedere con lo stesso metodo di deportazione (sicuramente il ponte di Rialto), né ricordo se quello che vidi mi affascinò (probabilmente sì, o forse ero troppo stanco per capirlo). Qualunque siano state le mie esperienze di quel lontano pomeriggio di primavera inol-trata, finirono tragicamente cancellate dalla sensazione di soffocamento che mi avvolse. La paccottiglia in vendita ovunque, i negozi di lusso, la calca di turisti, tutto ave-va contribuito a esasperare la sensazione di una città di plastica, finendo per avere la meglio sulla proverbiale bellezza di Venezia. Tornando verso il treno dissi, nella mia testa, mai più.”

Tratto da A Venezia, Graziano Graziani, Giulio Perrone Editore, 2021


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© Alessio Pasqualini
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